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Dal quotidiano La Repubblica si riporta la news su:"
La sentenza di un giudice di Bologna su un piccolo nato in Ucraina e arrivato in Italia con il consenso della madre biologica.
 
 Sono stati prosciolti da un giudice di Bologna i genitori di un bimbo - oggi ha circa un anno e mezzo - nato in Ucraina grazie a una madre surrogata: non è un reato la richiesta dei due di iscrivere il piccolo nel registro dello stato civile di un Comune italiano.
I genitori abitano a San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna. Hanno superato i cinquant'anni, e due anni fa hanno fatto ricorso alla tecnica dell'utero in affitto - consentita in Ucraina - per avere un figlio. In base alla legge locale almeno il 50 per cento del patrimonio genetico deve appartenere alla coppia "committente".
Secondo il giudice per l'udienza preliminare Gianluca Petragnani Gelosi la richiesta di trascrizione - che allegava tra l'altro il consenso della donna che aveva partorito al viaggio in Italia del neonato, al trasferimento di residenza con il padre biologico, all'iscrizione della moglie dell'uomo, nei registri dello stato civile ucraino, quale madre del piccolo - non è falsa perché "non era idonea a trarre in inganno nessuno" sulla reale ed effettiva maternità. Dunque i due italiani hanno sostanzialmente giocato a carte scoperte, non nascondendo il riscorso alla maternità surrogata e anzi dandone ampia documentazione, certi fra l'altro di aver rispettato anche la legge ucraina in merito.
Il giudice ha ritenuto anche che non si possano muovere addebiti all'ufficiale di stato civile che la scorsa estate ha fatto la trascrizione, perché ha proceduto non in quanto ingannato, ma perché si è posto "ammirevolmente il problema 'se dopo sette mesi dalla nascita, il minore possa ancora essere privato del suo diritto di esistere per il nostro ordinamento'".
Il ruolo dell'Ambasciata a Kiev. La Procura di Bologna invece aveva chiesto il rinvio a giudizio della coppia. La vicenda dal punto di vista giudiziario nasce quando la coppia si rivolge all'ambasciata italiana di Kiev per produrre i documenti per portare il bimbo in Italia. L'Ambasciata rileva una notizia di reato che trasmette alla Procura felsinea. L'ipotesi di reato è quella di falsità nello stato civile. La pratica viene sospesa.
Tutela del legame biologico. Il giudice dell'udienza preliminare è stato dunque chiamato a esprimersi non sul piano etico-morale di una scelta come quella della maternità surrogata, ma su quello penale. Doveva cioè stabilire se la richiesta di trascrizione nell'anagrafe del Comune di San Lazzaro fosse o meno un reato. Prendendo atto anche della giurisprudenza europea, che si è espressa anche recentemente contro l'Italia, il giudice Petragnani Gelosi ha ritenuto doveroso tutelare il minore e non ha potuto ignorare il legame biologico con uno dei due genitori - che anzi va preservato - ritenendo che nella vicenda nessuno sia stato tratto in inganno poiché la coppia non ha celato il percorso che l'ha portata ad avere il bambino. E' stato un "falso innocuo" la dichiarazione della donna italiana di essere la madre del piccolo, perché accompagnata dalla documentazione sulla maternità surrogata lecitamente portata a termine secondo le leggi ucraine.
Il caso di Brescia, bimbo dato in adozione. Il caso di Bologna è assai diverso da quello di Brescia, nel quale il bambino nato da utero in affitto- anche quel caso in Ucraina - è stato dichiarato adottabile, una decisione validata dalla Cassazione. Mentre infatti per il bimbo di Bologna il padre è genitore biologico, nella vicenda bresciana entrambi i genitori
- che si erano spacciati per quelli naturali - erano risultati non in grado di procreare (e dunque biologicamente estranei); inoltre la donna ucraina che aveva partorito era irrintracciabile perché non aveva voluto che il suo nome comparisse sul certificato di nascita. La Corte aveva riconosciuto come la maternità spettasse alla donna che aveva partorito il bimbo, concludendo come la maternità surrogata sia contraria alla legge italiana sulla fecondazione assistita."


 
 
 
 
 
Valentini Alessio.